GELOSIA DI ALFREDO ORIANI

Gelosia è un’opera del 1894. Tratta dello squallido amore di un giovane inetto avvocato per la bella e frivola moglie del suo maturo principale, della quale diviene l’amante, ma senza gioia e trasporto vero. La donna enfatizzerà i successi e la ricchezza del marito, rendendolo geloso l’amante e abbandonandolo infine alla solitudine della provincia. Un saggio magistrale nel quale la psicologia dei personaggi è descritta minuziosamente, ma anche un’analisi della vita borghese di una cittadina, Faenza.

Note sull’autore.

Gelosa Alfredo Oriani Alfredo Oriani (Faenza, 22 agosto 1852 – Casola Valsenio, 18 ottobre 1909) è stato uno scrittore, storico e poeta italiano.

L’autore discende da una famiglia privilegiata della piccola aristocrazia, ma priva di affetti. Il ragazzo crebbe scontroso e solitario, e più tardi rivelò queste sue caratteristiche anche nelle proprie opere, che spaziano dal romanzo ai trattati di politica e di storia, dai testi teatrali agli articoli giornalistici, sino alla poesia.

Si recò a Roma per frequentare la facoltà di Legge. Da Roma passò a Bologna, a far pratica presso lo studio di un legale. Intanto la sua famiglia si era trasferita da Faenza a Casola, nella Valle del Senio, dove possedeva una casa, «Villa del Cardello». In questa dimora Oriani trascorse un’esistenza amareggiata da continue delusioni per il silenzio che la critica manteneva intorno alle sue pubblicazioni, spesso considerate oscene. Morì, in grande solitudine, il 18 ottobre 1909.

L’unica considerazione degna di nota provenne da Benedetto Croce che, in un saggio del 1908, gli riconobbe il merito di aver criticato il positivismo allora imperante nella cultura italiana e di aver fatto riferimento ad Hegel e allo storicismo. Renato Serra gli dedicò due scritti, in quanto elemento eccentrico all’interno della contemporanea scena culturale romagnola.

Dopo la fine della Grande Guerra

Il fascismo si appropriò del pensiero di Oriani e tese a valorizzarlo e a diffonderlo con la pubblicazione delle opere. La pubblicazione di Cappelli venne curata da Benito Mussolini. Il fascismo riconosceva nella sua figura un precursore dei propri valori e il 14 aprile 1927 venne istituito (regio decreto-legge n. 721) l’«Ente Casa di Oriani», allo scopo di perpetuare la memoria dello scrittore

Apprezzamento per il pensiero di Oriani venne anche dal Gramsci nei Quaderni.

Nel secondo dopoguerra

Lo scrittore venne ostracizzato per via dell’appropriazione della sua opera da parte del fascismo.

Soltanto a partire dagli anni settanta, grazie al lavoro di eminenti studiosi quali Giovanni Spadolini ed Eugenio Ragni, si è assistito ad una ripresa d’interesse per la sua produzione, sia quella saggistica sia quella narrativa.

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