Terapeuti terapia empatia

TERAPEUTI DEVONO ANDARE IN TERAPIA?

Per tanti futuri giovani terapeuti la terapia sperimentata su sé stessi aiuta lo sviluppo personale e professionale aumentando la consapevolezza di sé e la capacità di separare la propria emotività da quella dei pazienti. In questo modo il terapista apprende cosa vuol dire sentirsi messi in discussione e può di conseguenza divenire più empatico.

La sofferenza emotiva

Il confrontarsi con un terapeuta più esperto può portare chi si approccia a questa professione a sentirsi inadeguato.

Inoltre la terapia “obbligatoria” può indurre a cambiare alcuni aspetti della propria personalità e destabilizzare le relazioni personali consolidate senza che ve ne fosse realmente la volontà o il desiderio.

Infine, il fatto che il percorso terapeutico sia inserito nel percorso formativo, può far sorgere il sospetto nel soggetto della terapia che le proprie aperture possano essere usate anche come metro di valutazione senza dimenticare che un terapeuta formativo difficilmente viene cambiato anche quando si è di fronte ad eventuali incomprensioni empatiche.

Il parere di David Murphy dell’Università di Nottingham nel Regno Unito

“La terapia personale impone un pesante sforzo emotivo, assorbe molto tempo e, non ultimo, è costosa, innalzando ulteriormente le barriere economiche all’accesso alla professione. Ma chi la propone sostiene che è essenziale per sviluppare nel terapeuta una buona consapevolezza di sé e delle dinamiche interpersonali, e quindi per migliorarne le abilità e garantire la sicurezza dei pazienti riducendo i rischi di atteggiamenti distruttivi. (…)

Tuttavia le prove di questi benefici sono ambigue e vengono soprattutto da piccoli studi qualitativi, mentre molti altri studi non hanno provato che chi l’ha eseguita sia più bravo di chi l’ha evitata.”

Il parere del dottor Francesco Mancini, direttore della Scuola d psicoterapia cognitiva-FPC e professore associato di psicologia presso la clinica dell’Università Guglielmo Marconi.

A suo parere obbligare una persona a sottoporsi a un’analisi personale è discutibile anche sul piano deontologico, oltre che su quello formativo.

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