Nel corso di una conversazione solitamente le persone si alternano nel dialogo senza accavallarsi. Ciò avviene anche nei neonati.
La pausa che interviene tra due parlanti si aggira intorno a 1/5 di secondo.
La pausa di conversazione
Quella tra due interlocutori è una pausa relativamente breve se si considera che, da un punto di vista neurologico, parlare è un procedimento complesso. Basti pensare al tempo che impiega il cervello nell’elaborare una risposta e al conseguente controllo motorio della lingua e delle corde vocali. Un tempo che nel complesso si aggira intorno a 600 millisecondi che corrisponde a tre volte la pausa di conversazione.
Dato che per una pausa breve la pianificazione dura in media un secondo e mezzo, ciò vuol dire che l’elaborazione di una risposta inizia mentre l’altro interlocutore sta pronunziando la sua frase.
Ne consegue che i processi di ascolto e pianificazione avvengono contemporaneamente.
L’attività celebrale di chi ascolta è “accoppiata” con quella di chi parla
E’ possibile prevedere di qualche secondo le intenzioni comunicative dell’altro interlocutore.
L’emisfero destro del cervello analizza l’intenzione che sta dietro l’altro interlocutore.
Tal emisfero si attiva oltre che nel soggetto la comunicazione anche in chi la emette. La comprensione, infatti, rappresenta la conoscenza della situazione e degli scambi tra i partner prima ancora che dalla comunicazione in sé, poiché il cervello raffigura contenuti indipendenti dalle forme verbali.
Aree celebrali attive nelle fasi di ascolto e parola
Gli studi di Lauren Silber nel 2014 hanno portato alla luce che alcune aree celebrali si sono rivelate più importanti nell’ascoltare che nel parlare; altre invece si attivano solo nel parlare.
I ritmi in ascolto delle aree celebrali
Secondo questa studiosa, mentre nella corteccia uditiva l’attività varia nell’arco di millisecondi, altre aree manifestano una durata di attivazione corrispondente alla lunghezza di parole o frasi.
I ritmi in ascolto più lenti riguardano aree celebrali di livello superiore, dedicate all’interpretazione.
Le pause
A livelli di comprensione elevati il cervello lavora in assenza di linguaggio.
La memoria di lavoro, infatti, non essendo impegnata nella rappresentazione della situazione momentanea, può dedicarsi all’integrazione d’informazioni, al collegamento di idee e all’elaborazione e preparazione delle correte espressioni.
Se l’espressione ascoltava fosse diversa rispetto a quella che ci si aspettava, la pausa è sostituita da automatismi vocali come le parole “bene”, “ok”, “oh”; che servono alla mente per avere il tempo di riflettere su quello che deve dire. In questa circostanza possono anche verificarsi errori come distorsioni sillabiche nella pronuncia o errori di grammatica, o addirittura nel contenuto.