parole autore Prospettiva

UN ALTRO

Miserabile

“Un altro come lo intendi tu, è un miserabile maledetto, rozzo, un uomo maleducato, che vive poveramente in una soffitta sudicia, capace di dormire all’aria aperta su un mucchio di stracci. Che cosa può succedere a un uomo simile? Niente. Divora patate e aringhe. La miseria lo sbatte di qua e di là ed egli corre per quanto è lungo il giorno. Ecco, Ligàiev, per esempio: prende il suo bastone sotto braccio, caccia un paio di camicie in un fazzoletto da naso e va (…)

Uomo che si pulisce le scarpe da sé

“Che cosa è un altro? Un altro è un uomo che si pulisce le scarpe da sé, si veste da sé; anche se qualche volta ha l’aria di un signore, non lo è, non sa cosa sia un servitore, non ha nessuno da mandare fuori, fa un salto lui a prendere quel che gli serve; mette egli stesso la legna nella stufa, qualche volta spolvera perfino (…)”

Lavora senza tregua

“Un altro lavora senza tregua, corre, si dà da fare; se non lavora non mangia. Un altro s’inchina, chiede, si umilia (…)”

Ma che, corro di qua e di là, io?

“Io sono un altro! Ma che, corro di qua e di là, io? Lavoro? Mangio poco? Sono magro, ho l’aria patita? Forse che mi manca qualche cosa? Se non erro, ho chi mi serve, chi fa le cose per me. Grazie a Dio, dacché sono al mondo, non mi sono mai infilato le calze da solo! Me ne dovrei preoccupare? Che motivi ne avrei? E a chi dico questo? Non sei stato proprio tu a servirmi fin dall’infanzia? Tu, tutte queste cose, le sai, hai visto che sono cresciuto negli agi, che non ho mai patito né il freddo né la fame, che non conosco il bisogno, che non ho mai dovuto guadagnarmi il pane, che non mi è toccato mai di fare lavori pesanti. (…)”

Un altro, un altro…

“Un altro, un altro… Ma che cos’è dunque un altro?” Dovette convenire che un altro sarebbe riuscito a scrivere tutte le lettere senza che il quale e il che si incontrassero mai; che un altro avrebbe fatto lo sgombero, avrebbe redatto il progetto e si sarebbe recato in campagna. “Anch’io potrei fare tutto ciò …” gli venne improvvisamente in mente. “A quel che sembra, sono capace di scrivere: un tempo ho scritto anche qualcosa di più arduo che delle lettere! Dov’è finita tutta la mia capacità? E cambiare alloggio che è, in fondo? Basta vederlo! Un altro non porta mai la vestaglia” aggiunse ancora alle caratteristiche di una altro; “un altro …” e qui sbadigliò “non dorme quasi mai; un altro si gode la vita, va dappertutto, vede tutto, si interessa a tutto …. E io? Io … non sono un altro!” aggiunse ormai con tristezza, e divenne profondamente pensieroso. Liberò perfino la testa dalla coperte.  

Oblomov, Ivan aleksandrovic Goncarov 

 

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