Uno degli psicologi che più si sono cimentati sul tema della noia è John Eastwood, della York University di Toronto, in Canada. Attraverso i suoi studi è arrivato alla conclusione che la maggior parte dei pazienti che soffrono di depressione lamentano anche problemi di noia.
Desiderio di essere impegnati
Nonostante la frequente copresenza, in soggetti particolarmente sensibili alle patologie di cui si tratta, di noia e depressione, queste devono essere accuratamente distinte. Resta salvo che in comune hanno il desiderio di essere impegnati in qualcosa – qualunque cosa. E l’incapacità di trovare ciò che rechi loro uno stato di soddisfazione, o almeno qualcosa che ci somigli.
Tra le varie ipotesi si è anche ipotizzato che la chiave del problema sia la capacità di concentrazione. E’ infatti l’attenzione ciò che lega pensieri e sensazioni interiori. La noia emerge infatti quando non riusciamo a tenere impegnata l’attenzione e al tempo stesso non siamo in grado di individuare la causa di tale mancanza di concentrazione.
La noia per Eastwood
Per Eastwood, che si è dedicato particolarmente alla branca della psicologia che tratta il ramo neurocognitivo, la noia “è lo stato spiacevole che si verifica quando non riusciamo a impegnare l’attenzione su informazioni interne (come pensieri e sensazioni) o esterne (come stimoli ambientali) necessarie a partecipare a un’attività soddisfacente; siamo concentrati su queste incapacità; e attribuiamo la causa di questo stato spiacevole alla situazione, a ciò che stiamo facendo. La nostra definizione spiega appieno l’esperienza della noia e porta le teorie esistenti in dialogo fra loro.”
L’Interesse di Eastwood per l’argomento risale a quando aveva 18 anni e il fratello, promettente musicista, dopo un incidente che gli aveva causato un trauma cranico, era stato vittima di una generalizzata condizione di noia che lo aveva allontanato dalle sue passioni e dalle persone che lo amavano.