Con i decreti legislativi firmati da Carlo Calenda e da Maurizio Martina, in Italia è diventato obbligatorio indicare sull’etichetta sia il paese di provenienza della materia sia quello di lavorazione.
Questo al fine di migliorare la consapevolezza del consumatore su cosa acquista e consuma.
Informazione e trasparenza
Per il momento si tratta di una sperimentazione che durerà due anni, ma in molti sperano resista nel tempo. Il fine è quello di fornire maggiori informazioni e trasparenza. Quest’ultima infatti è fondamentale per far crescere la consapevolezza nei consumatori. Soprattutto tenuto conto che filiere come quelle di latte, pomodoro e pasta fanno parte della tradizione agroalimentare in Italia e l’hanno resa famosa nel mondo.
A tal proposito Martina, quando era ministro delle politiche agricole, aveva dichiarato che: “
il tema della trasparenza delle informazioni al consumatore è un punto cruciale per il modello di sistema produttivo che vogliamo sostenere. Per questo l’Italia ha deciso di non attendere e di fare in modo che i cittadini possano conoscere con chiarezza l’origine delle materie prime e degli alimenti che consumano.”
Importazioni e lavorazioni
Non bisogna dimenticare però che l’Italia è autosufficiente solo per poche filiere come quelle del riso, vino, frutta fresca, pomodoro e uova.
Per altre invece necessita di importazioni:
il latte, e i suoi derivati,
il grano – e quindi la pasta,
l’olio,
le carni bovine,
lo zucchero,
il pesce,
l’orzo,
le patate
il mais,
Resta salvo che la qualità e il successo di un prodotto non dipende solo dalla materia prima a anche dalla lavorazione. E la qualità delle industrie che in Italia lavorano e trasformano i prodotti sono di alto livello e contribuiscono a fare del nostro settore agroalimentare uno dei più importanti nel mondo.