Cervello religioso ateo

CHI VINCE TRA UN CERVELLO RELIGIOSO E UNO ATEO?

Lo scontro tra religiosi e atei ha visto incontrarsi e scontrarsi pensatori, filosofi e scienziati. Ognuno è convinto della superiorità degli uni su gli altri. Ma è realmente così? Esiste un’intelligenza religiosa che supera quella scientifica e viceversa?

Due studi a confronto

Uno studio inglese pubblicato dalla rivista “Frontiers in Psychology” sostiene che avere un sentimento religioso porta ad affidarsi principalmente all’intuito. Ciò, sempre secondo gli autori, porterebbe ad un abbassamento del quoziente intellettivo.

Questo studio si scontra con un altro che, prendendo in esame 650 premi Nobel, ha dimostrato che il 90% di essi era credente o comunque animato da una forte spiritualità. Parrliamo di personalità come Guglielmo Marconi, Enrico Fermi, Alexander Fleming e Albert Einstein.

Miror Zuckerman e l’eccezione dei dogmi religiosi

Secondo Miror Zuckerman, dell’Università di Rochester, “chi è più intelligente si allontana dal credo proprio perché è più analitico e meno incline ad accettare le idee altrui, dogmi della fede inclusi”.

Zuckerman però non distingue quelle persone che pur avendo fede nell’esistenza di un Dio non sono schiavi dei dogmi religiosi.

Approccio cognitivo

In realtà il cervello religioso non sarebbe meno efficiente di un cervello ateo, ma avrebbe un approccio cognitivo. Per questa ragione sarebbe più penalizzato sotto alcuni aspetti ma avvantaggiato in altri.

Il cervello degli agnostici

A questo punto però ci si chiede: e gli agnostici?

Esiste un cervello – e quindi un modus operandi della mente – anche per loro?

Partendo dalla riflessione che la mente religiosa è ispirata dal credo in Dio e la mente scientifica dal credo nella logica e nelle regole matematiche, perché non ipotizzare che tra esse si possa inserire – o contrapporre – una mente che non crede in nulla?

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