Chi ha ucciso il biologo nazista Heins Henrich Brucher? E’ vero che aveva scoperto il modo per distruggere le piantagioni di coca? Diamo un’occhiata alla vita del genetista, antropologo e botanico del Terzo Reich.
Heins Henrich Brucher, la vita
Heins Henrich Brucher era nato a Darmstadt il 14 gennaio del 1915.
Dopo la laurea si iscrisse al partito nazional socialista e poi alle SS.
Docente universitario.
Era un grande appassionato delle teorie eugenetiche del nazismo nell’agricoltura.
Fece parte infatti del ramo di ricerca delle SS – l’ “Ahnenerbe” – divenne in breve tempo tenente in seconda – Unterstruzmfuhrer.
Al fine di studiare le sementi coltivabili per l’autosufficienza del Reich, lavorò all’Istituto Kaiser Wilhelm di Muncheberg, vicino a Berlino.
Nel 1941, durante l’invasione tedesca all’URSS – la cosiddetta “Operazione Barbarossa” – Brucher saccheggiò 18 centri di ricerca scientifica sovietici
rubando i duplicati dei campioni di sementi raccolti in tutto il mondo dal ricercatore russo Nikolai Vavilov.
Nel 1943 in Austria, su richiesta di Brucher nacque l’Istituto delle SS per la genetica vegetale.
Che lo stesso Brucher diresse fino a febbraio 1945.
Tra il 1943 e il 1945, dopo aver disobbedito all’ordine di Himmler di distruggere il frutto delle sue ricerche, allo scopo di impedire che gli americani o i sovietici potessero impossessarsene,
Brucher visse nascosto a Darmstadt. Qui fu poi catturato dalle forze statunitensi, con le quali però riuscì ad accordarsi per poter proseguire le ricerche scientifiche.
Nonostante l’accordo, il biologo, non fidandosi degli americani, fuggì in Svezia, dove conobbe la ricercatrice biologa Ollie Berglund, che divenne sua moglie.
Nel 1948 i coniugi Brucher fuggirono a Buenos Aires e qui per circa quarant’anni proseguirono le ricerche insieme.
Nel 1989 Brucher – con la casa editrice tedesca Springer – pubblica il suo primo testo scientifico in inglese: “Useful plants of neotropical origin and their wild relatives”.
Prima di questa pubblicazione ve ne erano state altre, ma il biologo in quel caso aveva scelto di usare lo pseudonimo Enrique Brucher.
L’ossessione della minaccia di morte.
Il 15 luglio del 2000 il botanico tedesco Sigmund Rehm scrisse al collega svedese Carl-Gustaf Thorn-Strom che Brucher era “ossessionato dal fatto che qualcuno o qualche organizzazione, non necessariamente i nazisti, minacciasse la sua vita”.
I nemici di Brucher
In effetti Brucher si era fatto molti nemici.
I russi non gli perdonavano di aver ruato le sementi di Vavilov.
Il Mossad lo cercava in quanto esponente delle SS. – Bisogna però ricordare che il servizio segreto israeliano smentirà di aver voluto la morte del biologo con una dichiarazione ufficiale: “non era un nostro obiettivo”.
I narcos restano i più accreditati per la morte di Brucher, che, da quello che ci è dato sapere, stava studiando un virus per danneggiare le coltivazioni di coca.
Un virus capace di distruggere le piantagioni di coca
Dalla seconda metà degli anni ’80 Brucher stava lavorando alla selezione di un virus capace di distruggere i raccolti di coca.
Dalle dichiarazioni di Sigmund Rehm e dal figlio Sven Alberto, sembra anche che st esse collaborando con una non specificata agenzia – In molti hanno ipotizzato si trattasse della Dea, l’agenzia antidroga statunitense.
Cabrera, ex mezzadro e amico di Brucher rilasciò in merito una interessante testimonianza al Reporter Mat Youkee per la testata digitale OZY.com: “Heinz mi raccontò il suo piano per sradicare la coca e voleva pubblicare un libro sul tema con centinaia di documenti. Secondo le sue direttive, io sarei dovuto andare via terra in Bolivia per infestare con una siringa un’area di 200 ettari di coca, ma 10 giorni prima della mia prevista partenza lui fu ucciso.”
Anche il geografo Daniel Gade, amico di Brucher dal 1975 sostiene questa teoria. Riferisce infatti che in una delle sue ultime lettere, Heinz gli scrisse che stava lavorando a un prodotto capace di distruggere le piantagioni di coca in tutto il Sud America senza danneggiare le altre piante.